È quanto emerge da un’indagine sulla rilevazione sui servizi di sanità e assistenza della Cna Pensionati realizzata in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne presso un campione di segreterie regionali e provinciali della rete che rappresentano circa 230 mila lavoratori in pensione associati.
Più nel dettaglio, il servizio di cui si percepisce maggiore utilità nelle regioni è quello dell’assistenza domiciliare attraverso la figura dell’infermiere e dell’operatore socio-sanitario per le cure ad anziani, fragili e non autosufficienti (52,2% degli intervistati). A seguire, il potenziamento delle strutture di distretto, strutture specialistiche, case della salute (44,8%) e procedure veloci per esami e accertamenti diagnostici e visite specialiste (37,3%).
Mentre, tra le principali criticità riscontrate, svettano nella classifica gli eccessivi tempi di attesa per gli esami specialistici (47,8%). Ma a preoccupare sono anche la carenza del servizio di assistenza di base (19,4%), per la mancanza di Medici di medicina generale in diverse zone del Paese e, a pari merito, la frammentazione dei servizi e lo scarso coordinamento tra le strutture.
Anche per questo tra i suggerimenti per potenziare e valorizzare i servizi sanitari e assistenziali rivolti ai pensionati, al primo posto emerge la necessità di rivedere il ruolo dei medici di base (28,4%). Mentre il 16,4% punta ad implementare nelle case della salute team multiprofessionali, professionisti che lavorano in sinergia per garantire agli anziani, in special modo ai non autosufficienti, le diverse cure di cui hanno bisogno. A seguire il 13,4% suggerisce investimenti nella telemedicina e nella telesorveglianza. Ma per questo occorre agire sulla alfabetizzazione digitale dei pazienti. Per il 59,7% degli intervistati è basso il livello di conoscenza dei principali mezzi della digital communication (internet, email, whatsapp, social media) all’interno della silver generation.
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