Uno degli obiettivi delle associazioni di categoria come la CNA è anche quello di formulare indagini sul territorio volte a far emergere lo stato di fatto su specifiche situazioni e poi capire ed eventualmente affrontare meglio i problemi correlati diffusi oppure anticipare e favorire delle tendenze.

Nel corso dell’anno 2020 il nostro ufficio Prevenzione Integrata ha deciso di approfondire le conoscenze sullo stato dell’arte relativo agli adempimenti obbligatori in materia di tutela ambientale da parte delle imprese soggette.

Nel momento in cui, per motivi intrinseci al ciclo produttivo, una determinata attività produce una sostanza inquinante per l’ambiente, è necessario, a priori, richiedere ed ottenere una autorizzazione all’organismo preposto. Nel caso in questione l’organismo preposto, attualmente, è la Regione con i suoi uffici preposti (emissioni in atmosfera, scarichi idrici, rifiuti, ecc.)  e le tipologie d’impresa interessate a tale percorso sono varie.

Ci siamo concentrati sulle emissioni in atmosfera e di seguito riportiamo le principali categorie che, notoriamente prevedono la liberazione di un inquinante durante il ciclo produttivo: marmisti (polvere), lavorazione del legno (polvere), carrozzerie (solventi), carpenterie (fumi di saldatura), ecc.

ovviamente uno degli obiettivi dell’indagine è quello di capire in che percentuale le imprese soggette all’obbligo, esercitano la loro attività in regime autorizzato e, in caso contrario, quali sono i motivi.

Il lavoro svolto dal gruppo è stato quello di comparare in maniera del tutto anonima i dati aggregati ottenuti da parte dell’organismo preposto sulle autorizzazioni rilasciate o in essere e quelli relativi al numero delle imprese appartenenti al settore specifico. In buona sostanza si è messo a confronto il numero di imprese di un determinato settore (selezionando il gruppo per codice ATECO grazie ad  una specifica banca dati) e il relativo numero di autorizzazioni rilasciate.

Facendo questo raffronto per ogni gruppo interessato si è ottenuto un dato che sostanzialmente rispecchia quante imprese di un determinato settore, rispetto alla totalità, è in possesso di autorizzazione. Questa informazione grezza, poi deve essere affinata inserendo tutte le variabili ed i margini di errore del caso.

Il dato di per se non dice nulla se non si approfondiscono anche altre informazioni preziose, come, ad esempio, quali possono essere le casistiche per cui ad un determinato codice ATECO, per motivi intrinseci o tecnici non necessariamente corrisponde una produzione di inquinante. L’esempio più classico lo ritroviamo nel falegname che pur essendo iscritto con codice ATECO cui corrisponde produzione, di fatto, esercita solo l’attività di posa in opera.

Per fare ciò abbiamo programmato, nel corso delle prossime settimane, il coinvolgimento dei nostri imprenditori associati appartenenti a quelle categorie interessate. Agli stessi chiediamo, sulla base della loro esperienza, di dare una interpretazione oggettiva sul dato ottenuto, dando riscontro ad uno specifico quesito distinto per settore, che invieremo loro.

Pavan Stefano